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L’ad: «Si è chiuso il ciclo del risanamento con il rinnovo del cda. Arrivano nuovi soci. Via al progetto di banca per l’ambiente, puntiamo sulla transizione energetica»
La Banca del Fucino conclude il triennio del risanamento effettuato da Igea Banca con risultati oltre modo lusinghieri e coincidenti con il rinnovo della governance. Il 6 maggio l’assemblea rinnoverà il cda che in conseguenza dell’arrivo di nuovi e qualificati azionisti, dovrebbe prevedere l’ingresso di alcuni nuovi consiglieri. Artefice di questo new deal dell’unica banca rimasta con residenza a Roma è Francesco Maiolini che, con il Messaggero, commenta il bilancio 2023 e anticipa qualche iniziativa strategica di rilievo.
È soddisfatto del bilancio 2023?
«Presenteremo ai nostri soci un bilancio 2023 con risultati positivi e in crescita sotto tutti i profili. A un rafforzamento patrimoniale per oltre 48 milioni di euro, che ha visto l’ingresso nella compagine di importanti nuovi soci tra cui l’Enpam, si è affiancato un ottimo risultato in termini di conto economico. Tutti i principali aggregati hanno un segno positivo: impieghi + 14% a 2,1 miliardi, raccolta diretta da clientela oltre i 3,6 miliardi (+29%), margine d’interesse e margine d’intermediazione+54%. Tutto questo si riflette in utile netto che a livello consolidato passa a 12,44 milioni dagli 1,4 milioni del 2022. Ma il risultato più importante non è quantitativo, ma qualitativo».
A cosa si riferisce?
«Al fatto che grazie al lavoro fatto in questi anni siamo ormai vicini a restituire a Roma uno snodo importante della sua infrastruttura finanziaria, che era stata fortemente indebolita dal processo di concentrazione bancaria degli ultimi 20 anni. A Roma abbiamo eccellenze sia nell’ambito privato che in quello delle utilities a partecipazione pubblica, abbiamo realtà imprenditoriali straordinarie e università ai primi posti nei ranking mondiali, abbiamo fondazioni che raccolgono il risparmio e sono disponibili a investirlo in progetti di investimento validi. Nel dialogo tra queste realtà risiede la ricetta per dispiegare il grande potenziale di sviluppo della Capitale, che a mio giudizio è superiore a quello di Milano. Vogliamo essere facilitatori di questo dialogo. È un percorso che nel 2023 ha fatto importanti passi avanti».
In questi primi mesi del 2024 avete aggiornato le linee strategiche. In che modo creeranno valore per i soci?
«L’aggiornamento delle linee strategiche ha consentito di con-fermare le precedenti previsioni di piano, pur in presenza di uno scenario di tassi previsti in contrazione nel periodo. Per quanto riguarda la Capogruppo confermiamo la centralità dell’attività creditizia tradizionale, ma prevediamo al tempo stesso un forte rafforzamento della componente di ricavi legati all’attività di advisory e all’investment banking. Per quanto riguarda le altre società del Gruppo prevediamo l’uscita di Fucino Finance dalla situazione di start up (del resto già quest’anno la società ha raddoppiato i volumi) e la valorizzazione della seconda licenza bancaria di proprietà del nostro gruppo».
Cosa farà la seconda licenza bancaria?
«Prevediamo la focalizzazione prevalente su una nuova missione: quella di banca del gruppo focalizzata sulla sostenibilità e sulla transizione energetica. Questo in concreto significa fi-nanziamenti e attività di advisory per progetti di energia eolica e fotovoltaica, sia supporto alle imprese industriali nel loro upgrade tecnologico verso la sostenibilità, sia, infine, finanziamenti per l’agricoltura. Il punto di forza del progetto è rappresentato dalla possibilità di unire competenze finanziarie a competenze tecniche di valutazione degli impianti di energia rinnovabile, grazie al team di ingegneri che già opera in Fucino Green, la nostra controllata non finanziaria specializzata precisamente nelle energie rinnovabili. È un progetto unico nel suo genere in Italia. Riteniamo che possa colmare un gap di mercato. Su questo progetto sono in corso interlocuzioni in stato avanzato per un partenariato di elevata qualità».
Quali le caratteristiche di unicità?
«Dal punto di vista del mercato di riferimento, il fatto di rivolgersi a una platea di clienti molto vasta che va dai produttori di energia rinnovabile alle società alle prese con la transizione energetica, ai produttori agricoli che grazie all’agrivoltaico possono combinare le produzioni tradizionali con la produzione di energia. Dal punto di vista della struttura organizzativa, la compresenza di specialisti e competenze finanziarie e tecnologiche».