La nuova filiale apre nel mezzo di un’ondata di chiusure. L’ad Maiolini: «Siamo felici di essere in controtendenza»
Leggi l’articolo completo di Quotidiano Economia (Resto del Carlino) di seguito
Un territorio sempre più ricco di imprese e sempre più povero di sportelli. E così, come spiega Francesco Maiolini (nella foto in alto), amministratore delegato della Banca del Fucino, l’istituto di credito laziale ha deciso di aprire una nuova filiale a Bologna, che inaugura oggi in viale Aldini 230/232. E a breve potrebbe arrivare anche una nuova apertura in Veneto.
Dottor Maiolini, tante banche chiudono le filiali, Banca del Fucino ne apre di nuove, anche in Emilia-Romagna. Perché nuove filiali?
«Ho visto i numeri delle chiusure degli sportelli in Emilia-Romagna, e devo dire che mi hanno colpito: dal 2015 l’Emilia-Romagna ha perso 1.000 sportelli su 3.000 e il numero di istituti bancari che operano sul territorio si è dimezzato, passando da 43 a 23. A Bologna da 11 banche si è passati a 5, e sono stati chiusi 225 sportelli su 716. Siamo felici di essere in controtendenza, e siamo convinti di fare la cosa giusta. Perché le banche servono, e serve un rapporto diretto tra banca e impresa. Chi pensa che i mercati dei capitali possano sostituire le banche, e gli algoritmi l’analisi puntuale del merito di credito, è fuori strada».
Perché questa regione?
«Perché l’ecosistema economico dell’Emilia-Romagna è in prima fila nel nostro Paese in termini di capacità imprenditoriale e di innovazione. Parlano i numeri: prodotto interno lordo pro capite, produttività e tasso di occupazione sono stabilmente superiori alla media italiana dagli anni Settanta a oggi. L’Emilia-Romagna è la prima regione italiana per export pro capite: esporta in 210 paesi ed esprime eccellenze a livello mondiale, a cominciare dal settore della meccanica».
Come pensate di differenziarvi rispetto alle altre banche presenti sul territorio?
«Il punto di forza dell’economia dell’Emilia-Romagna è rappresentato dalle medie imprese, tanto nell’industria – che esprime poco meno del 30% del valore aggiunto (contro una media italiana del 20) – quanto nei servizi, che sono molto cresciuti negli ultimi decenni. Sono le imprese che serviamo da oltre un secolo nei nostri territori di maggiore radicamento, il Lazio e Abruzzo. E a questo target di clientela ci siamo rivolti in anni recenti a Padova e Verona, le filiali corporate che abbiamo aperto negli ultimi anni. I risultati sono stati ottimi, e siamo certi che a Bologna saremo in grado di fare ancora meglio. Anche perché abbiamo già un rapporto consolidato con svariate realtà di eccellenza di questa regione: penso tra gli altri a imprenditori quali Giulio Gallazzi e Bernardo Vacchi, che sono anche tra gli esponenti di maggior spicco del nostro azionariato».
Come sta andando la banca e quali sono i suoi obiettivi a breve-medio termine?
«Siamo molto soddisfatti dell’andamento della Banca. Il 2023 si è chiuso con un utile di oltre 20 milioni e con tutti i principali indicatori in forte crescita, a partire dall’incremento del prodotto bancario (+22%) e del margine d’intermediazione (+53%). L’andamento dei primi mesi del 2024 ci consente di confidare in risultati ancora migliori per l’anno in corso».
Come perseguirete la strategia di sviluppo?
«La nostra è una strategia basata sulla crescita organica, pur non escludendo la possibilità di cogliere occasioni di crescita per linee esterne. Perseguiamo l’ulteriore incremento del prodotto bancario – che è già più che raddoppiato negli anni scorsi – e dei ricavi da attività tipiche, confermando al tempo stesso una politica prudente in termini di gestione dei rischi. Non cerchiamo l’acquisizione massiva di sportelli bancari. Preferiamo una politica di crescita selettiva, attraverso l’apertura mirata di nuove filiali capaci di essere catalizzatori di attività in zone particolarmente vivaci economicamente: la nuova sede di Bologna risponde precisamente a questo requisito».
L’esercizio 2023 è stato caratterizzato da un ulteriore marcato rafforzamento patrimoniale. Una scelta che proseguirà anche nel 2024?
«Nel corso del 2023 abbiamo accresciuto la nostra capitalizzazione di oltre 50 milioni, nel contesto di un aumento di capitale autorizzato da Banca d’Italia. Abbiamo continuato e continueremo ad accrescere la nostra dotazione di capitale anche nel corso del 2024. Si tratta di capitali che ci serviranno per sostenere l’espansione ulteriore dell’attività e anche per sfruttare occasioni di crescita per linee esterne».
Cosa prevede il piano industriale per il prossimo triennio?
«Un ulteriore rafforzamento dell’attività creditizia, con una forte attenzione ai profili di credito specialistico: penso tra gli altri ai prodotti rivolti al mondo delle farmacie e delle case di cura (a cui abbiamo dedicato la divisione Health & Pharma, che ci sta dando ottime soddisfazioni), al factoring, ma più in generale alla finanza d’impresa e al mondo del credito speciale ed incentivato. Quest’ultimo comparto sta assumendo crescente importanza e per questo abbiamo voluto dedicargli una direzione specifica in cui operano alcuni tra i migliori professionisti italiani del settore».
Ci sono in vista altre aperture di sportelli o acquisizioni di filiali di altri istituti?
«Dopo Bologna, alla luce degli ottimi risultati che stiamo avendo su Padova e Verona, stiamo pensando a un’ulteriore apertura in Veneto. La strategia resta comunque quella di nuove aperture mirate, non di acquisti massivi di sportelli».