La holding di investimenti che fa capo a Bernardo Vacchi ha acquisito l’azienda bolognese di sistemi di sollevamento
Finvacchi prende l’ascensore per salire ai piani alti dell’imprenditoria italiana. La holding di investimenti che fa capo a Bernardo Vacchi ha rilevato in asta giudiziale il 100% di Sele Srl, storica azienda di Castenaso, nel Bolognese, con l’obiettivo di rilanciarla all’insegna dello sviluppo internazionale. Fondata nel 1989, Sele è specializzata nella progettazione, produzione, installazione e manutenzione di sistemi di sollevamento verticale (ascensori, montacarichi, scale e tappeti mobili). L’azienda imprime la propria passione per la tecnologia ed il design nella realizzazione di prodotti unici e personalizzabili, che portano la tradizione d’eccellenza italiana in tutto il mondo. Le innovative tecnologie sperimentate le consentono di realizzare impianti che tengano conto delle diverse esigenze presenti all’interno di edifici pubblici e privati, come il controllo degli accessi nelle aree riservate e il superamento delle barriere, per garantire l’utilizzo a qualunque tipologia di utente. Con più di 45.000 sistemi installati, Sele è presente in 5 continenti e 35 Paesi, avvalendosi di una rete consolidata di professionisti esperti. L’attenzione per l’ambiente, la sicurezza, la qualità e la soddisfazione dei clienti è attestata dalle numerose certificazioni ottenute.
I guai dell’azienda di Castenaso erano iniziati con un contenzioso nato da un’azione dei soci di minoranza nei confronti di quelli di maggioranza: a gennaio 2020 il Tribunale di Bologna aveva revocato il cda e nominato l’amministratore giudiziario, che poi a maggio dello stesso anno aveva presentato domanda di concordato con l’intenzione di preservare le competenze e le risorse necessarie per continuare l’attività. Una luce in fondo al tunnel si era già intravista nel marzo 2022, quando oltre il 76% dei 320 creditori aveva accettato il concordato preventivo. Oggi, grazie alla nuova proprietà, Sele rilancia l’ambizione di confermarsi fra i leader mondiali del settore ascensoristico.
Nome storico della finanza bolognese, Finvacchi è ritornata attiva sotto il controllo di Bernardo Vacchi a inizio 2022 e si sta affermando come uno dei più intraprendenti investitori in private equity nello scenario delle Pmi in Italia. Costituita dopo la scissione nel dicembre 2021 di Cofiva Holding, fino ad allora cassaforte comune dei fratelli Bernardo e Gianluca, Finvacchi ha un portafoglio strutturato secondo una strategia duale, che vede due aree suddivise in partecipazioni industriali in Pmi di controllo o di governance attiva, con focus nei settori meccanico, digitale, bancaservizi finanziari ed entertainment, e partecipazioni finanziare prevalentemente in pacchetti azionari con focus digitai transformation, equity growth ed Esg e in obbligazioni subordinate Tier 2 quotate. Finvacchi ha chiuso il primo semestre 2023 con oltre 200 milioni di attivo netto e un significativo tasso di crescita degli investimenti, con 13 partecipazioni industriali e un ruolo fra i principali azionisti nel Gruppo Banca del Fucino. Il suo portafoglio vale oggi circa 180 milioni di euro di Nav (Net Asset Value) a cui si aggiungono investimenti immobiliari per oltre 20 milioni. Un risultato reso possibile grazie a reinvestimenti in ulteriore rafforzamento patrimoniale da parte di Bernardo Vacchi, che predilige una strategia finanziaria a leva molto ridotta. «Finvacchi ha saputo fin da subito ben selezionare progetti di investimenti e timing di ingresso negli stessi – spiega Bernardo Vacchi -. Forti della collaborazione stretta con SRI Group, abbiamo dedicato un team di analisti molto bravi che analizzano, valutano e individuano opportunità di interesse. Siamo sulla strada giusta per diventare un player di investimento importante nel panorama dei Family Office nazionali».
Bernardo Vacchi, soprannominato ‘l’imprenditore gentile’ per il carattere discreto, quasi schivo, attento ai modi e disponibile, si sta mostrando sempre più deciso nelle proprie attività imprenditoriali, dove competenze distintive e territorio sono criteri di scelta fondamentali. È lui a controllare con il 90% delle azioni, attraverso Finvacchi, il Gruppo Boato, leader mondiale nel settore dell’ingegnerizzazione e costruzione di macchine automatiche ad alta performance per la produzione di membrane impermeabilizzanti bituminose. Boato Spa è la divisione del Gruppo Finvacchi che si è aggiudicata l’asta per l’acquisizione di Sele, salvando l’azienda bolognese con tutti i suoi 23 dipendenti, le sue strutture e la sua storia di successo.
«Boato e Sele si collocano con specializzazioni e lavorazioni diverse a monte nella filiera del settore delle costruzioni e ristrutturazioni edili – conclude Vacchi -.Ci proponiamo di ricercare e realizzare forti sinergie commerciali e industriali, caratterizzandoci per le nostre capacità innovative. Lavoreremo fin da subito allo sviluppo di un piano industriale ambizioso, che preveda una forte spinta sia sul prodotto di Sele sui mercati nazionale e internazionali”.